lunedì 4 febbraio 2008

La morte delle Muse.

Giovani belle e dannate. Una dopo l'altra, decine di stelle della musica, del cinema e dell'arte americana, (e non solo americana) raggiunto l'apice del successo, iniziano una lenta ed inesorabile caduta. Non sembra proprio che l'ammirazione, la fama ed i milioni di dollari riescano a frenare la folle capitolizzazione di tali fenomeni. Potrei parlare di Britney Spears, Whitney Houston, Kate Moss e tante, tante altre, ma la loro contemporaneità non le renderebbe ancora degne della mitizzazione che invece spetta ad altre meteore diventate simbolo di un epoca non ancora conclusa. La macchinaria pervesa della modernità ha distrutto e continua a distruggere le sue icone che sempre più numerose si abbandonano a desolata solitudine. 

Edie Sedgwick, un passato familiare malato, un fratello, Minty, alcolizzato all'età di quindici anni, trovato impiccato nella sua stanza all'età di ventisei anni. L'altro fratello, Bobby, colpito da gravi problemi mentali: non era l'unico, visto che anche il loro padre aveva sofferto vari esaurimenti nervosi ed era stato dichiarato essere maniaco depressivo. 
Ad Alice e Francis, genitori della giovane musa di Warhol, era stato consigliato di non avere figli, dovuto ai gravi problemi metali del giovane Sedgwick: ebbero 8 figli e nel 1943, nacque, settima di otto fratelli, Edith Minturn. Lei, la Factory Girl, la donna che fece da sfondo e da dea al padre de la Pop Art. 

I salotti da te, in cui le giovani e delicate donne di fine ottocento, chiaccheravano di letteratura e merletti sono ormai un ricordo, ora si sono aperte le porte su di un nuovo scenario, quello della sfrenata realtà metropolitana, fatta di libertà e di eccessi. 
Tutto è permesso: per essere una donna moderna bisogna lasciarsi andare, bisogna rompere con le tradizioni. Nessun tabù è accettato. Se ti fermi sei perduto, ma se non ti fermi sei perduto ugualmente. 
Gli antri in cui si incontrano gli artisti dannati sono luoghi di creazione, ispirazione e scambio. Fotografia, cinema, musica, parole, musica, silenzi, opinioni, creazione, vuoti, rumori. Poi il buio. Per poi ricominciare di nuovo, e così via finchè c'è vita, finchè c'è forza per rimettersi in piedi, finché le Muse hanno il potere di reagire, non lasciandosi dominare dai loro vizi e dalle paure, finché hanno la forza di sfuggire alla solitudine. Il vuoto, protagonista dall'arte Pop, è lo stesso che domina la vita di Edie e l'ambiente frivolo e ribelle dentro al quale si aggira: principio di una nuova società, ma anche e soprattutto, principio di una nuova arte e realtà capitalista. Edie è vuota come la lattina di zuppa di pomodoro ritratta da Warhol e che si diffonde su tutti gli schermi e in tutti i centri culturali della epoca: come quella lattina, Edie è figlia del suo tempo ed anticipatrice del nostro. Come lei, ancora molte muse fluttuano nel vuoto e tra qualche anno parleremo di loro, anche se per ora ci limitiamo a leggerle sui rotocalchi scandalistici.  Qualcosa è cambiato, sì, dai salotti alla Factory.
 

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