domenica 22 giugno 2008

Le boss preferiscono il giallo

Tra una tecnica camorristica e l'altra, morti sfigurati e fatti saltare in aria come marionette di gomma, Roberto Saviano ha riportato il nome e il mito della mafia di nuovo ai vertici. L’illegalità e la violenza non sono molto diverse da quelle raccontate da Mario Puzo, ma anche se apparentemente certe cose non cambiano mai, analizzate con attenzione le differenze ci sono, eccome. Tutte le sfaccettature di questo mondo “mitico”, tristemente sempre più rappresentativo del nostro Paese della pizza e la pasta, prendono forma tra le pagine di Gomorra, un Best seller italianissimo in cui la novità è la prepotente presenza di donne Boss. Le Boss, se vogliamo permetterci nuovamente la libertà grammaticale di femminilizzare un sostantivo da sempre solo maschile. Se un tempo la preoccupazione femminile era scegliere un “buon partito”, sposarlo e sperare che diventasse un dirigente dell’illegalità per poterne assaporare i benefici, ora che l’emancipazione ha fatto capolino anche nel settore più maschilista del territorio nazionale, quello appunto del sistema, o, usando un termine più classico, della camorra, la realtà è cambiata. Saviano illustra chiaramente l’evoluzione di quelle che, nate con la gonna, abitano questo angolo d’inferno e inizia la sua lista citando Antonietta Maresca, la pioniera del crimine, la vendicatrice che, sola, decise di farsi "giustizia", approfittando del "ritardo culturale dei boss camorristi" quando ancora le donne non si toccavano e quindi non erano implicate in agguati e vendette. La progenitrice delle signore del crimine. Antonietta Maresca, in arte Pupetta, moglie di Pasquale Simonetti, boss della camorra napoletana, nel 1955 decise di vendicare la morte del marito sparando un intero caricatore sul suo presunto assassino. Era incinta di sei mesi. Aspettò Antonio Esposito, sospettato dell’omicidio, e dopo avergli sparato si allontanò a piedi verso casa. Dopo di lei i nomi delle “regine del male” aumentano e a succederla è Anna Mazza una figura ormai storica nel suo genere. Vedova del Padrino di Afragola è stata una delle prime donne ad essere accusata di associazione a delinquere, la vedova nera della camorra. Come ogni madre di famiglia premurosa, rimasta sola, prese in mano le redini della dirigenza non solo logistica, ma economica e militare degli affari del marito. La prima ad innaugurare il “matriarcato” della camorra. Fu talmente abile che seppe approfittare la quasi totale impunità riservata alle donne nel Meridione e rimasta immune da invidie, minacce e vendette fu capace di portare avanti i traffici della famiglia come nessuno. Costantemente tenuta sotto scorta da “bodyguard” ovviamente al femminile, “donne veloci e sicure, a bordo di altrettanto agili Smart gialle - il giallo Kill Bill, ormai divenuto il colore simbolo della loro violenza - in grado di dare nell’occhio, ma non troppo, di incutere timore senza pretendere riverenza”, seppe destreggiarsi al comando dell’organizzazione e moltiplicare i guadagni. Ma i tempi cambiano e l’impunità destinata al gentil sesso e goduta dalle prime Boss viene meno. Anche la camorra si adegua alla modernità e la “parità” trasforma le donne di sistema in nuovi besagli. A pagare per prima le conseguenze di tale agghiacciante emancipazione è Immacolata Capone, il braccio destro della Mazza e con questo nome non ci si poteva aspettare di meno. Morì assassinata a causa di un'evoluzione del pensiero camorrista. Anche le donne ora fanno parte del sistema, anche loro devono morire. E del resto a queste signore non manca nulla rispetto ai loro colleghi uomini. Roberto non se lo lascia sfuggire, sottolinea fino a che punto lo scarso spirito di rivalità e di competitività sia in grado di renderle più attente e devote al “lavoro” oltre che efficaci e spietate. Il loro operato, svolto con estrema convinzione e nell’arco di un momento, non venendo assimilato pienamente, le rende capaci di distaccarsene velocemente. Mai una di loro infatti si è definita camorrista. Mai nessuna Boss, a differenza di mariti, figli e fratelli si è pentita. Mai.

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