giovedì 29 maggio 2008

La storia di Pucci, da insegnate di storia a titolare di sexy shop

“Non ci trovo niente di male, è un’attività come le altre e credo che possa diventare molto, ma molto redditizia”. Risponde così, con un sorriso e senza scomporsi, Pucci Semeria ex insegnante di italiano e storia presso un istituto superiore, ai curiosi che le chiedono spiegazioni su “Libidine” il suo sexy shop inaugurato nelle scorse settimane a Sanremo. Come lei racconta, l’avvicinamento a questo particolarissimo commercio è arrivato quasi per caso alla fine di una lunga carriera come insegnante e diverse esperienze come giornalista per alcune testate locali: “E’ stato un incrociarsi di fatalità – spiega da dietro il bancone di “Libidine”, nome scelto dal figlio che si è da subito dimostrato entusiasta e senza alcun pregiudizio nei confronti del commercio intrapreso dalla madre – ho scoperto che i vecchi gestori (negli stessi spazi vi era già un sexy shop) avevano intenzione di lasciare, l’offerta era buona, molti miei amici mi hanno manifestato il loro appoggio per aiutarmi a ristrutturare il locale e così, eccomi qui” racconta mostrando le due salette presenti nel negozio affrescate con colori vivaci: “Ma questo è solo l’inizio: prossimamente ho intenzione di appendere ai muri dei quadri a sfondo erotico che un mio amico, il pittore Paolo Golinelli, ha realizzato appositamente per “Libidine”. La neo commerciante racconta che anche i negozianti della zona sono stati molto gentili con lei e contenti della nuova apertura che secondo lei potrebbe trovare terreno molto fertile nella città dei fiori, dove, tra l’altro, esistono altri due sexy shop, segno che tutti i torti Semeria non sembra averli: “Credo che un negozio simile possa avere un buon seguito – racconta – prima di tutto perché siamo in una città turistica e vicino alla frontiera, quindi con un afflusso di gente diverso e costante, e poi anche perché il mondo dell’eros è molto più vasto di quanto sembra ed io ho intenzione di creare un punto d’incontro per chi vuole curiosare in questa realtà. Chi entrerà qui non si troverà di fronte al solito negozio volgare fornito solo di vecchie cassette e gadget”.
L’ex insegnate, pur raccontando di non aver avuto prima alcuna esperienza in questa particolare fetta di commercio, ha intrapreso con molta serietà la nuova attività, documentandosi in altri negozi e soprattutto all’estero dove il sexy shop è vissuto come una realtà giocosa e aperta a più categorie di persone diverse tra loro: “Come ho già detto il semplice gadget sarà solo una parte del mondo di “Libidine”: un ampio spazio sarà dedicato all’abbigliamento, ai costumi da bagno (per l’estate sono in arrivo bikini brasiliani molto sensuali ma portabili da tutte le donne), libri sull’arte erotica, scherzi da addio al celibato e nubiliato e molto altro. Ma la cosa che mi preme di più è che chi entra qui non si senta in imbarazzo ma a suo totale agio”. Anche per la scelta dell’orario la commerciante non ha lasciato nulla al caso adattandosi alle esigenze della zona: il negozio, infatti, oltre che aperto tutte le sere e pomeriggi lo è anche in occasione del mercato bisettimanale. Anche il mondo dell’eros, in fondo, ha le sue regole di marketing...

3 commenti:

Silvia ha detto...

Credo che, in effetti, in questa attività non ci sia nulla di male. Credo che il problema, in Italia, sia di mentalità: bisognerebbe eliminare tutti quei dannosi luoghi comuni che riguardano il mondo dell'eros e iniziare a viverlo come una parte importante dell'esistenza umana, non come un motivo di vergogna/imbarazzo! Credo che bisognerebbe educare all'abbattimento della volgarità gratuita in favore di una sana educazione al vivere al meglio, nelle sue espressioni più sane l'eros e quello che rappresenta!

Sarina ha detto...

sono perfettamente concorde..ho incontrato l'ex insegnante e ti assicuro che nelle sue parole e modo di vivere questa nuova attività non c'era niente di sconvolgente e pornografico e...è una questione di abitudini..a new york addirittura la guida ci ha portato a visitare un sexy shop che tra l altro a differenza di qui in italia non era ne nascosto in cuniculi bui e polverosi ne isolato dalle altre attività

Silvia ha detto...

Già, purtroppo la mentalità italiana è ancora così arretrata! ;-)