lunedì 14 gennaio 2008

Il XIX secolo, la nuova donna.

XIX
secolo, Inghilterra

Il passaggio dalla società rurale a quella industriale e alla società di massa, spinge ad un cambio non solo a livello nazionale ed internazionale globale, ma anche ad un mutamento della struttura familiare, delle relazioni tra uomo e donna, tra moglie e marito, donna e famiglia e, fondamentale, tra donna e società.

In queste linee vorrei cercare di riassumere alcuni dei processi che portarono al cambio e in che modo la situazione femminile ha avuto a che vedere con questi processi, descrivendone i mutamenti legati al cambio dell'attualità dell'epoca.

La Rivoluzione industriale, dall’Inghilterra, dove ha inizio e si sviluppa, porta ad un cambio della società contemporanea occidentale e della famiglia. I lavoratori abbandonano i campi e si riversano nelle città così che la famiglia, da patriarcale e in prevalenza rurale, passa ad essere formata solamente da i due coniugi, perciò detta anche famiglia coniugale. In questo nuovo nucleo, i ruoli del marito e della moglie assumono fattezze definite e contrapposte. Se nella società preindustriale, o in quella rurale, ancora esistente in altri parti del mondo anche dopo l’inizio dell’industrializzazione in Inghilterra, il ruolo della donna era fondamentale alla sopravvivenza del marito, e viceversa, ora la situazione è differente.

Precedentemente, cioè prima dell'industrializzazione, la moglie era una pedina essenziale per il funzionamento della vita casalinga e per il coniuge contadino: senza di lei, lui da solo, non avrebbe potuto mandare avanti la proprietà, occupandosi dell’allevamento del bestiame, della preparazione dei pasti, della gestione della casa e dell’educazione dei figli. La donna quindi era, a livello pratico, fondamentale all'economia familiare rurale, oltre a quella del paese.

Con il nuovo sistema d’industria, cambia l’economia nazionale, e anche il menage coniugale ne esce trasformato, almeno in parte, spinto dal mutamento dello stile di vita e del mondo esterno.

Come prima, la donna rimane relegata all'ambiente domestico ma ora il sostentamento per la famiglia comincia ad arrivare tramite il lavoro dell'uomo nelle fabbriche che riesce a provvedere a tutto, anche senza l'aiuto della compagna.
Dipendendo da questa condizione, l’unico buon affare, per una giovane, è, nella dimensione cittadina, quello del matrimonio. Se prima la casa patriarcale era composta da molti membri, e tutti e tutte ne contribuivano il funzionamento, con il cambio della struttura domestica il peso werte intorno al lavoro del marito che è responsabile per tutto quanto riguarda le relazioni con la società e l'esterno. La donna rimane parte della dimensione privata dell'uomo, questa volta in modo istituzionalizzato, diventando anche oggetto di vanto e di status per il marito: mantenendo la consorte, e agghindandola il meglio possibile, dimostra la sua potenza economica e il suo benessere.

Ovviamente, in questo quadro sociale non si tengono in considerazione le ragazze non sposate, (sempre di più numerose) quelle vedove, o le tante che non hanno avuto fortuna nella scelta del compagno, troppo spesso non capace di provvedere al loro sostentamento. Per tutte queste giovani, e meno giovani, il futuro lavorativo è difficile e poco redditizio: non è consuetudine pensare che lavorino per necessità. L’impiego femminile, inoltre, è ostacolato in molti campi considerati tipicamente maschili: l’entrata della donna sul mercato porterebbe automaticamente ad un abbassamento dei salari, e anche alla diminuizione dello stipendio dei mariti; questo è il motivo principale per cui la maggior parte delle "new weman" non può esercitare determinati lavori, non per incapacità, ma puramente per motivi economici.

Il lavoro femminile, è proibito in quegli ambiti appartenenti all’uomo, ma allo stesso tempo, estremamente sollecitato in altri settori, considerati per natura impieghi da donna quali: l’industria tessile, l’abbigliamento, il cibo e le manifatture.
Nonostante ciò, il lavoro che svolgono, a meno che si tratti di impiegate, non viene considerato parte dell'economia del paese: si giunge ad una mascolinizzazione della produttività e alla settorializzazione del lavoro femminile che continua legato solo a pochi ambiti considerati da donna per natura.

Altro settore appartenente esclusivamente al genere maschile, oltre all’economia, è quello della politica, dove la donna non appare in assoluto, anche qui in discrepanza con il passato, quando la parte attiva erano proprio loro. Basti pensare per esempio alla rivoluzione francese: erano le madri a marciare su Versailles e a protestare, prime fra tutti, per l’aumento dei prezzi.

Nell’era dei partiti, la donna è cacciata sottoterra e rimane totalmente dipendente dal volere del marito, unico mezzo di comunicazione con il mondo esterno. La sua immagine è quella di madre e moglie, quindi unicamente legata al nucleo familiare, dove nessun altra inquietudine femminile può essere presa in considerazione e sviluppata, perché nessuna abilità al di fuori di quella materna, è concepibile.

Dentro questo quadro storico, sociale, economico e politico, di movimenti nuovi e nuovi sistemi, la condizione femminile inizia a mutare ulteriormente. Prima con movimenti estremisti e ristretti, per esempio quelli delle suffragette, poi con quello di donne che pur rimanendo madri, iniziano a prendere parte alla vita pubblica. Le donne della classe media, che segnarono il via di una vera e propria rivoluzione dei sessi ancora oggi in corso, sono coloro che hanno diffuso il cambiamento, portando ad una massificazione ed espansione del fenomeno, sempre all'interno del mondo occidentale e in prevalenza anglosassone, per poi arrivare, molto lentamente, anche al nostro del sud Europa, allora ancora molto distante da qualsiasi seme "rivoluzionario".

E. Hobsbawm,The Age of Empire 1875-1914

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