martedì 12 agosto 2008

Vento dell'est: vento dell'ovest

Nord: sud. Destra: sinistra. Oriente e occidente. Vento dell’est: vento dell’ovest; con il titolo omonimo Pearl S. Buck, la prima donna a vincere sia il premio pulizzer che il premio Nobel, ha voluto omaggiare l’unione e lo scontro di due culture millenarie; oriente contro occidente, o forse sarebbe meglio dire: oriente con occidente. Estremi lontani che nel testo, a poco a poco, si fondono l’uno nell’altro creando una nuova generazione e l’apertura alla modernità. Un testo breve del 1930 con una virtù innegabile: la capacità di racchiudere, descrivere e riscrivere due mondi. Due universi femminili delineati dalla scrittrice con serenità mentre ne svela segreti magie e meraviglie.

Il trucco abilmente applicato sul viso, grazie alla luce attenuata e filtrata dalla carta di riso delle porte, dona alle donne cinesi una pelle di porcellana. Ma la porcellana è anche fredda e immobile. La sottomissione femminile in una terra legata ai riti ancestrali in cui i figli appartengono ai genitori è una costante che riecheggia per tutto il corso della lettura. Qui gli spiriti e la suprestizione scandiscono lo scorrere del tempo che procede lentamente; impercettibile. La presenza dell’occidente scuote le vite dei protagonisti dal torpore e dall’immobilità rotta dalle passeggiate di una affascinante straniera; alcuni individui non reggono all’impatto e muoiono, altri, i giovani, assimilano i cambiamenti.

La scena della liberazione dalle bende strette applicate sui piedi della protagonista è un ulteriore messaggio di svolta, un inno alla libertà. Modernità apparente: in passato erano le mani della madre della giovane a plasmarne i piedi delicati; ora è il marito colui che decide di liberarla dal giogo e dalla sofferenza imposta. Lei, prima e dopo, si limita ad obbedire.

Puoi comprare il libro qui

Nessun commento: