venerdì 8 agosto 2008

La (s)fortuna di chiamarsi Rodolfo Valentino


Il suo nome è sinonimo di mascolinità, seduzione e sensualità tanto da diventare un'icona come Casanova e Don Giovanni, una sorta di modo di dire per indicare un Maschio con M maiuscola. C'è racchiusa tutta la sua gloriosa ed effimera esistenza nel nome di Rodolfo Valentino, primo sex simbol della storia del cinema e dello star system Hollywoodiano. Una carriera breve, lunga come un soffio ma che l'ha fatto diventare un mito quasi ultraterreno, una figura lontana, su cui tanto si è detto, ma di cui alla fine si sa poco, tanto che le nuove generazioni a stento riconoscono e quasi sicuramente non ricordano nemmeno il titolo di uno dei suoi film. Personaggio complesso quello di Rodolfo Valentino, molto di più delle ettichette che superficialmente gli sono state appiccicate addosso e che non rendono giustizia ad un uomo amato, odiato, venerato, disprezzato, rinnegato dalla patria e sicuramente non capito.
Pugliese di nascita, figlio di un veterinario, Rudy viene alla luce nel 1895. Anatroccolo in adolescenza (gli amici del collegio dove è stato espulso per indisciplina lo chiamavano “il bruttarello”) si trasformò in un bellissimo cigno dopo la pubertà. Secondo le leggende messe in giro ad hoc dalle case di produzione le fotografie non potranno mai rendere giustizia alla sua bellezza: dotato di fascino magnetico e di uno sguardo capace di stregare chiunque si trovasse di fronte, Rudy si accorge immediatamente della sua bellezza ed armato dei suoi sogni e un bel gruzzoletto (non immaginatevi certo un immigrante con la valigia di cartone come tanti suoi connazionali) parte in cerca di fortuna a Parigi. Qui le cronache si fanno frammentarie e la storia lascia spazio all'aura di leggenda che circonderà la sua breve esistenza. Quello che è certo è che in poco tempo dissipò l'eredità paterna e dovette adattarsi a qualsiasi tipo di lavoro, pare anche il gigolò per maschi, ma soprattutto affinò le sue doti di ballerino di tango che tanto fecero presa sui produttori americani. Parigi ad un certo punto non gli basta più, gli Chans Elise hanno esaurito il suo fascino: vuole di più, vuole gli States. Parte per New York e per mantenersi lavora, come tanti emigranti, come giardiniere e cameriere. Ma è questo punto che scatta in lui il colpo di genio che lo distinguerà dai migliaia di italiani che sono partiti per l'America pieni di sogni ma hanno trovato solo la fame. Si fa prestare un tight da un amico e si presenta ad uno dei night club più famosi della città. Impossibile non notarlo....l'assunzione nel locale è il passo successivo, come le relazioni con donne facoltose ma soprattutto con le ballerine che gli frutteranno la firma di un contratto per diversi spettacoli di tango. Rudy è pronto per il grande salto: il cinema. Si trasferisce a Los Angeles dove lavora come comparsa, prima di interpretare “I quattro Cavalieri dell'Apocalisse” il film che gli diede il successo. Rudy diventa un mito, il suo magnetismo buca lo schermo e le donne fanno la fila per vederlo al cinema. Gli anni che seguono sono frenetici: gira un film dopo l'altro dove quasi sempre interpreta il ruolo del mascalzone rubacuori, un'altra etichetta pesante da staccarsi di dosso. Rodolfo Valentino ce l'ha fatta: l'italiano figlio del Sud è diventato la star più grande del firmamento americano, il primo vero mito del cinema. A fermarlo sarà un ingiusto e banale attacco di peritonite che lo porterà via a soli 31 anni. Anche i suoi funerali furono un effetto mediatico: una folla piangente seguì il feretro, dozzine di ragazze si annunciarono incinte e altrettante promesse spose. Addirittura alcune donne si suicidarono davanti alla sua foto. Un'enorme spettacolo che come catalizzatore aveva ancora una per l'ultima volta lo splendido volto di Rudy. Nessun attore prima di lui era riuscito a tanto, nessuno aveva mai avuto la sua fama, il suo potere ma nemmeno la capacità di attirarsi addosso tanto odio e cattiveria.
La sua breve vita fu caratterizzata da chiacchiere e pettegolezzi di bassa lega sulla sua tanto discussa omosessualità. Molti sospetti e testimonianze pendono su una versione di un Valentino poco incline al fascino femminile. Le donne le apprezzava, le voleva sempre vicino come amiche, aveva bisogno del loro parere come dell'aria che respirava (la sua seconda moglie Natacha Rambova era la più grande consigliera)ma niente di più. Nessuno saprà mai la verità sui suoi gusti sessuali (un bello smacco ai pettegoli di tutti i tempi) anche se pare veritiera la versione che il primo matrimonio fu annullato perchè non fu consumato e che la Rambova fosse lesbica. Pesanti chiacchiere da salotto, o forse in parte verità, ma tutta queste voci ferirono molto l'attore italiano che per tutta la sua vita tento con forza di scrollarsi di dosso il marchio di femminuccia facendosi immortalare mentre sollevava canoe e massi (l'immagine del maschio anni 30 prevedeva questo) oppure circondato da bellezze adoranti. Non ha niente a che vedere con il seppur feroce gossip, l'attacco mediatico che dovette subire e che lo tacciava pubblicamente come “piumino di cipria rosa” e rovina dei giovani maschi americani per la sua abitudine di apparire sempre elegante e profumato. Il lavoro di un certo tipo di stampa fu vergognoso e gratuito: i giovani d'oggi non s'impegnavano? Colpa di Valentino. Spuntava una nuova moda originale? Colpa di Valentino.
Un'eco che non sfuggì agli occhi del regime e del Duce che lo rinnegò ignorandolo sulla stampa e al cinema. Invece di essere fiera del suo attore divenuto il re del grande schermo, l'Italia voltò le spalle al poco maschio Valentino. Un ossessione che non abbandonò Rudy nemmeno prima di morire quando rimanendo compassato di fronte ai dolori atroci che lo stavano portando via guardò in faccia il medico e disse: “Mi dica, è così che muore un piumino di cipria..”


Dicevano di lui....

Adolph Zukor: “Quando scritturammo Rudy, ci aspettavamo da lui una interpretazione soddisfacente, ma niente di più. Nemmeno i più ottimisti fra di noi pensavano che la pellicola avrebbe acceso nel Paese una vera e propria frenesia: La recitazione di Valentino consisteva sostanzialmente nello sbarrare gli occhi e nel dilatare le narici. Eppure... Lo sceicco Valentino riceve in pochi mesi 10.000 domande di matrimonio. Le ragazze sognando d'essere "splendidamente strapazzate" da un suo tango. I giovanotti consumano ettolitri di brillantina per avere i capelli neri e lucidi come i suoi.”

Lo scrittore John Dos Passos
“Non faceva altro che salire in lussuose automobili o scenderne o carezzare il collo dei bei cavalli. Dovunque andasse le sirene dei poliziotti in motocicletta lo precedevano stridendo. Divampavano i lampi del magnesio. Le vie erano ingombre di visi isterici, mani dimenanti, occhi folli, gli tendevano gli album di autografi, gli strappavano i bottoni, gli tagliavano una coda del suo ammirevole vestito da sera, gli rubavano il cappello e davano strattoni alla cravatta, i suoi domestici gli scacciavano le donne da sotto il letto, tutta la notte nei circoli e nei ritrovi notturni attrici in libidine di prime parti gli facevano gli occhi languidi sotto le ciglia truccate".

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